domingo, 5 de junho de 2016

L'incontro del sacerdote con Maria nella Celebrazione eucaristica

  
L'incontro del sacerdote con Maria
nella Celebrazione eucaristica

1. Eucaristia, Chiesa e Maria: in relazione al sacerdote
«Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e modello della Chiesa»[1]. Queste parole del venerabile Giovanni Paolo II costituiscono una traccia adeguata per introdurci nel tema che cerchiamo di sviluppare brevemente con questo articolo: L'incontro del sacerdote con Maria nella Celebrazione eucaristica.
Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del Signore, «si realizza l'opera della nostra redenzione»[2] e per questo si può affermare che «c'è un influsso causale dell'Eucaristia alle origini stesse della Chiesa»[3]. Nell'Eucaristia, Cristo si consegna a noi, edificandoci continuamente come suo Corpo. «Pertanto, nella suggestiva circolarità tra Eucaristia che edifica la Chiesa e Chiesa stessa che fa l'Eucaristia, la causalità primaria è quella espressa nella prima formula: la Chiesa può celebrare e adorare il mistero di Cristo presente nell'Eucaristia proprio perché Cristo stesso si è donato per primo ad essa nel sacrificio della croce»[4]. L'Eucaristia precede cronologicamente ed ontologicamente la Chiesa e in questo modo si comprova di nuovo che il Signore ci ha «amato per primo».
Allo stesso tempo, Gesù ha reso perpetua la sua donazione personale mediante l'istituzione dell'Eucaristia durante l'Ultima Cena. In quell'«ora», Gesù anticipa la sua morte e la sua risurrezione. Di qui che possiamo affermare che «in questo dono Gesù Cristo consegnava alla Chiesa l'attualizzazione perenne del mistero pasquale»[5]. Tutto il Triduum paschale è come incluso, anticipato e «concentrato» per sempre nel Dono eucaristico. Per questo, ogni sacerdote che celebra la Santa Messa, assieme alla comunità che ad essa partecipa, ritorna all'«ora» della croce e della glorificazione, torna spiritualmente al luogo e alla hora sanctadella redenzione[6]. Nell'Eucaristia, ci addentriamo nell'atto oblativo di Gesù e così, partecipando alla sua offerta, al suo Corpo e al suo Sangue, ci uniamo a Dio[7].
In questo «memoriale» del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua Passione e morte. «Pertanto non manca ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a nostro favore»[8]. In ogni celebrazione della Santa Messa, noi riascoltiamo quell'«Ecco tuo figlio!» detto dal Figlio a sua Madre, mentre Egli stesso ripete a noi: «Ecco tua Madre!» (Gv 19,26-27).
«Prendere con sé Maria, significa introdurla nel dinamismo dell'intera propria esistenza - non è una cosa esteriore - e in tutto ciò che costituisce l'orizzonte del proprio apostolato»[9]. Per questo «Vivere nell'Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere continuamente questo dono. [...] Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia»[10].
La raccomandazione della celebrazione quotidiana della Santa Messa, anche quando non vi fosse partecipazione di fedeli, deriva da una parte dal valore obiettivamente infinito di ogni Celebrazione eucaristica; «e trae poi motivo dalla sua singolare efficacia spirituale, perché, se vissuta con attenzione e fede, la Santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione»[11]. In questo percorso di conformazione e di trasformazione, l'incontro del sacerdote con Maria nella Santa Messa riveste un'importanza particolare. In realtà, «per la propria identificazione e conformazione sacramentale a Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, ogni sacerdote può e deve sentirsi veramente figlio prediletto di questa altissima ed umilissima Madre»[12].
2. Nella Messa di Paolo VI
Nel Messale Romano nella sua editio typica tertia, espressione ordinaria della Lex orandidella Chiesa cattolica di rito latino, la presenza materna di Maria si sperimenta in due momenti significativi della Celebrazione eucaristica: il Confiteor dell'atto penitenziale e la Preghiera eucaristica.
2.1. Il Confiteor. Nel cammino verso il Signore, ci rendiamo conto della nostra indegnità. L'uomo dinanzi a Dio si avverte peccatore e dalle sue labbra sorge spontanea la confessione della propria miseria. Si rende necessario chiedere all'interno della celebrazione che Dio stesso ci trasformi e che accetti di farci partecipare a quella actio Dei che costituisce la liturgia. Di fatto, lo spirito di continua conversione è una di quelle condizioni personali che rendono possibile la actuosa participatio dei fedeli e dello stesso sacerdote celebrante. «Non ci si può aspettare una partecipazione attiva alla Liturgia eucaristica, se ci si accosta ad essa superficialmente, senza prima interrogarsi sulla propria vita [...]. Un cuore riconciliato con Dio abilita alla vera partecipazione»[13].
L'atto penitenziale, che «si compie attraverso la formula di confessione generale di tutta la comunità»[14], ci aiuta a conformarci ai sentimenti di Cristo e a porre i mezzi perché si realizzi lo «stare con Dio»; mentre ci «forza» ad uscire da noi stessi, ci spinge a pregare con e per gli altri: non siamo soli. Grazie alla comunione dei santi, aiutiamo e ci sentiamo aiutati e sostenuti gli uni dagli altri. È in questo contesto che incontriamo una delle modalità dell'orazione liturgica mariana, la quale si presenta come ricordo dell'intercessione di Maria nel Confiteor. Come ricordava Paolo VI, «il popolo di Dio la invoca come Consolatrice degli afflitti, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, per ottenere consolazione nella tribolazione, sollievo nella malattia, forza liberatrice dal peccato; perché Lei, libera da ogni peccato, conduce i suoi figli a questo: a vincere con energica determinazione il peccato»[15].
Il Confiteor, genuina formula di confessione, si incontra in diverse redazioni, a partire dal sec. IX, in ambito monastico. Di lì passerà alle chiese del clero secolare e lo troviamo come elemento fisso nell'Ordo della Curia papale anteriore al 1227[16]:
«Ideo precor beatam Mariam semper Virginem...».
«Por questo prego la Beata Maria, sempre Vergine...».
Maria, in comunione con Cristo unico Mediatore, prega il Padre per tutti i fedeli, suoi figli. Come ricorda il concilio Vaticano II: «La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini non nasce da una necessità oggettiva, ma da una disposizione puramente gratuita di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo; pertanto si fonda sulla mediazione di questi, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia, e non impedisce minimamente l'unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita»[17].
Maria «si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata»[18]. Simile cura Ella la dimostra particolarmente per i sacerdoti. «Maria li predilige infatti per due ragioni: perché sono più simili a Gesù, amore supremo del suo cuore, e perché anch'essi, come Lei, sono impegnati nella missione di proclamare, testimoniare e dare Cristo al mondo»[19]. Così si spiega che il concilio Vaticano II affermi: «Essa è la Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, la Regina degli Apostoli, il sostegno del loro ministero: essi [i presbiteri] devono quindi venerarla e amarla con devozione e culto filiale»[20].
2.2. La Preghiera eucaristica. Per quanto riguarda la memoria di Maria nelle preghiere eucaristiche del Messale Romano, «questa memoria quotidiana, per la sua collocazione al centro del santo Sacrificio, deve essere ritenuta come una forma particolarmente espressiva del culto che la Chiesa rende alla Benedetta dall'Altissimo (cf. Lc 1,28)»[21].
Questo ricordo di Maria Santissima si manifesta in due modi: la sua presenza nell'incarnazione e la sua intercessione gloriosa. Circa il primo modo, possiamo ricordare che il «sì» di Maria è la porta per la quale Dio si incarna, entra nel mondo. In questo modo, Maria è realmente e profondamente coinvolta nel mistero dell'incarnazione e pertanto della nostra salvezza. «L'incarnazione, il farsi uomo del Figlio, era dall'inizio finalizzata al dono di sé; al donarsi con molto amore nella croce, per farsi pane per la vita del mondo. Così sacrificio, sacerdozio e incarnazione vanno insieme e Maria sta nel centro di questo mistero»[22].
Così si trova espresso, ad esempio, nel prefazio della Preghiera eucaristica II, che si rifà allaTraditio apostolica, nonché nel Post-sanctus della IV. Le due espressioni sono molto simili:
«...e lo hai mandato a noi Salvatore e Redentore, fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria»(PE II).
«Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla Vergine Maria» (PE IV).
Nel contesto della Preghiera eucaristica, questa confessione di fede sottolinea la cooperazione di Maria Santissima al mistero dell'incarnazione e il suo legame con Cristo, come pure l'azione dello Spirito Santo. Con essa si intende presentare l'Eucaristia come presenza vera ed autentica del Verbo incarnato che ha sofferto ed è stato glorificato. L'Eucaristia, mentre rimanda alla Passione e risurrezione, sta allo stesso tempo in continuità con l'incarnazione.
Giovanni Paolo II segnala che «Maria concepì nell'annunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del Corpo e del Sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il Corpo e il Sangue del Signore»[23]. Maria appare così legata alla relazione «Incarnazione-Eucaristia».
D'altro canto, la presenza di Maria Santissima nella preghiera eucaristica ci presenta anche la sua intercessione gloriosa. Il ricordo di Lei nella comunione dei santi è elemento tipico del Canone Romano e si ritrova nelle altre preghiere eucaristiche del Messale Romano, in sintonia con le anafore orientali. «La tensione escatologica suscitata dall'Eucaristia esprime e rinsalda la comunione con la Chiesa celeste. Non è un caso che nelle anafore orientali e nelle preghiere eucaristiche latine si ricordi[...] con venerazione la sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo»[24].
La memoria di Maria nel Canone Romano si arricchì con titoli solenni che ricordano la proclamazione del dogma della maternità divina del concilio di Efeso (431) e con espressioni che probabilmente derivano della omelie dei sommi pontefici[25]. La menzione solenne del Canone Romano recita:
«... in primis gloriosae semper virginis Mariae Genetricis Dei, et Domini nostri Iesu Christi».
«Veneriamo la memoria, anzitutto, della gloriosa e sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo» (Canone Romano).
Maria Santissima è esaltata con i titoli di gloriosa e semper Virgo, come la chiama sant'Epifanio[26]. D'altra parte, l'espressione Genetrix Dei è utilizzata con frequenza dai Padri latini, specialmente da sant'Ambrogio. Il suo inserimento nel Canone Romano è anteriore all'epoca del papa Leone Magno e molto probabilmente fu introdotta prima del concilio di Efeso[27]. Va inoltre evidenziato che Maria è ricordata prima di tutti i santi.
Il significato di questa menzione e di questo ricordo può essere triplice[28]: primo, la Chiesa facendo memoria di Maria entra in comunione con Lei; secondo, tale ricordo è logico, perché deriva dalla condizione di santità e gloria propria della Madre di Dio[29]; ultimo, a causa dell'intercessione che Ella esercita presso Dio[30]: «Per i loro meriti e le loro preghiere [di Maria e dei santi] donaci sempre [Signore] aiuto e protezione» (Canone Romano).
In un contesto simile a quello del Canone Romano, sebbene con piccole variazioni, si incontra la nostra richiesta a Maria e ai santi perché raggiungiamo la vita eterna:
«... donaci di aver parte alla vita eterna, insieme con la Beata Maria, Vergine e Madre di Dio...» (PE II).
«... perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la Beata Maria, Vergine e Madre di Dio...» (PE III)[31].
«... concedi a noi, tuoi figli, di ottenere con la Beata Maria Vergine e Madre di Dio [...] l'eredità eterna del tuo regno...»(PE IV).
3. Nella Messa di san Pio V
Da ultimo, ricordiamo che nel Messale Romano promulgato dal beato Giovanni XXIII nel 1962, espressione straordinaria della Lex orandi della Chiesa cattolica di rito latino, incontriamo menzionata Maria Santissima in altri due momenti della Celebrazione eucaristica, oltre a quelli rimasti anche nella forma ordinaria. Innanzitutto, nella supplica alla Santissima Trinità che il sacerdote prega dopo il Lavabo e che pone fine ai riti offertoriali. Vi si legge:
«Suscipe sancta Trinitas, hanc oblationem quam tibi offerimus ob memoriam passionis [...]; et in honorem beatae Mariae semper Virginis...»
Questa preghiera riassume le intenzioni e i frutti del sacrificio come epilogo dell'Offertorio. In effetti, dopo aver ricordato che l'offerta si compie in memoria della Passione, risurrezione e ascensione del Signore, si menzionano la Santissima Vergine e i santi Giovanni Battista, Pietro e Paolo. La menzione di Maria si colloca nel contesto di quella venerazione che la santa Chiesa con amore speciale le tributa a motivo del legame indissolubile che esiste tra Lei e l'opera salvifica del suo Figlio. Allo stesso tempo, in Lei ammira ed esalta il frutto più splendente della redenzione[32]. In questa preghiera si ricorda che «nell'Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo proprio lo spirito di Maria»[33].
La menzione di Maria si incontra poi nell'embolismo Líbera nos che segue il Pater noster, in cui ci si esprime in questi termini:
«Libera nos, quaesumus Domine, ab omnibus malis, praeteritis, praesentibus et futuris: et intercedente beata et gloriosa semper Virgine Dei Genitrice Maria [...] da propitius pacem in diebus nostris...».
Anche questa orazione manifesta la perfetta unità esistente tra Lex orandi e Lex credendi, poiché «la sorgente della nostra fede e della liturgia eucaristica, infatti, è il medesimo evento: il dono che Cristo ha fatto di se stesso nel Mistero pasquale»[34]. Di fatto, questa orazione mostra che «a causa del suo carattere di intercessione, che si manifestò per la prima volta a Cana di Galilea, la mediazione di Maria continua nella storia della Chiesa e del mondo»[35].
4. Conclusione
Terminando questa breve panoramica sull'Ordo Missae, fatta di significativi incontri con Maria Santissima, possiamo affermare con uno dei grandi santi del nostro tempo: «Per me la prima devozione mariana - mi piace pensare così - è la Santa Messa [...]. Questa è infatti un'azione della Trinità: per volontà del Padre, cooperando con lo Spirito Santo, il Figlio si offre in oblazione redentrice. In questo insondabile mistero, si avverte, come attraverso il velo, il volto purissimo di Maria: Figlia di Dio Padre, Madre di Dio Figlio, Sposa di Dio Spirito Santo. L'incontro con Gesù nel Sacrificio dell'altare comporta necessariamente l'incontro con Maria, sua Madre»[36].

sábado, 4 de junho de 2016

A SANTA MISSA SOB O OLHAR DA VIRGEM MARIA

 

A SANTA MISSA SOB O OLHAR DA VIRGEM MARIA 

Foto antiga de um grupo de sacerdotes e bispos , com a imagem da Virgem Maria ao fundo
A SANTA MISSA SOB O OLHAR DA VIRGEM MARIA
Quem observar estes preceitos viverá por eles (Lv 18, 5)
 
Caríssimos amigos sacerdotes, para sermos um sacerdote segundo o coração do próprio Cristo, não é tão difícil como tantos pensam ser. Claro, que é preciso renunciar-se a si mesmo como Jesus pediu! E isso significa esquecer o EU, para ser em Deus.  Mas Ele aprecia a simplicidade de cada um, nossa maneira própria de ser e de agir, porém ao sermos chamados para o Serviço da Autoridade Sacerdotal, devemos vivenciar com o máximo de amor e fé aquilo que celebramos. Se a Santa Missa é o Sacrifício Propiciatório, o centro da nossa vida cristã, então nós deveríamos ser profissionais na virtude heroica de cumprir com fidelidade e amor este Santo Ofício, pondo ali nossa vida, nossa alma, todo o nosso coração. Proponho assim algumas observações para vivermos segundo o coração amoroso de Deus, servindo no Altar com verdadeira dignidade sacerdotal
 
1-Precisamos, em primeiro lugar, sermos homens que temem a Deus e que vivem o que de fato pregamos. Assim sendo, precisamos viver sempre em Estado de Graça, não celebrar a Santa Missa sem antes nos purificarmos e se santificarmos pelo Sacramento da Confissão, para que o Sacramento da Eucaristia não nos seja sacrílego e condenatório, ainda que válido. Sermos mais assíduos a este Santo Sacramento, que é um encontro frequente com Aquele que é a Misericórdia Infinita. Para os que a suplicam humildemente! Aliás, todo o povo deve ser preparado pelo sacerdote, para sempre estar em estado de graça
 
2-Antes de subir ao Altar para o Santo Sacrifício, devemos ter carinho e perfeita obediência ao Santo Magistério da Igreja que sempre nos exorta a nos vestirmos de Cristo – sacerdote por excelência – e para isso, precisamos aceitar e respeitar tudo o que é sagrado na liturgia, a começar pelas Sagradas Vestes. Precisamos nos vestir de Cristo e não segundo a moda do mundo, as vestes sacerdotais são uma das exigências do Magistério da Igreja e, portanto, do agrado de Deus, que seja de fato conforme nos ordenam vestir. O celebrante deve usar sempre Alvas brancas, estola e casula liturgicamente corretas, evitando, portanto, as casulas modernas com cores do arco-íris, “Aquarelas do Brasil”, cores do time de futebol... Isso ofende muito o nosso Senhor, que foi despojado de suas sagradas vestes, e por isso nós devemos nos vestir liturgicamente correto e com muito zelo, para repararmos este ato doloroso da Sua Santa Paixão
 
3-Ao subir no Altar, precisamos externar todo nosso zelo interior para com o Cristo que novamente se imola na Cruz, fazendo a genuflexão correta e sem pressa diante do Sacrário, e reverência diante da Santa Cruz e das sagradas imagens e beijar com reverência e amor o Santo Altar, lugar do Sacrifício e da manifestação de Deus. Nós sacerdotes precisamos ter um carinho e zelo especial pelo Altar. De fato, conforme o Magistério da Santa Igreja nos exorta, não basta amar, é preciso demonstrar, provar este amor, ou seja, externar, tornar isso visível, para que os outros vendo estas boas obras glorifiquem o Pai. Para isso, na Santa Missa devemos seguir fielmente o Rito Sagrado, sem inventar, sem criar, sem introduzir coisas que a desvirtuem. A Santa Missa deve ser um mergulho profundo no interior da alma, padres e leigos, sem palmas, abraços, agitações e danças.  Santa Missa não é um show, é um Sacrifício. Se misteriosamente há uma Vítima sendo crucificada, como se pode aplaudir?
 
4-Devemos lembrar que Nossa Senhora acompanha cada sacerdote ao Altar, sempre no lado direito. Ela observa cada gesto sacerdotal e se emociona ao notar o grau de amor que se desprende do sacerdote pelo Sagrado Mistério. Por isso, amigo sacerdote, precisamos realizar cada gesto litúrgico com muita serenidade, simplicidade e amor. Devemos ter em mente apenas a presença de Deus, de Sua Santíssima Mãe e de todo o Céu nesta hora suprema, e não se preocupar com as pessoas presentes, pois a Santa Missa é o Sacrifício de Cristo – Jesus é a Missa, é a Eucaristia – que se oferece ao Pai pela salvação das Almas, vivos e falecidos. Nenhum sacerdote deve ter vergonha de externar seu amor e seu zelo pela Santa Liturgia, nem jamais transgredir os atos litúrgicos, caso contrário, Jesus se envergonhará dele diante de Seu Pai e seus Anjos
 
5-Nossa Senhora também está atenta e ouvindo a nossa Homilia, afinal, cada fiel tem direito de ouvir as Verdades Divinas e o sacerdote tem a obrigação de expor com precisão as verdades do Evangelho e do Magistério da Igreja. Não as suas! Por isso, devemos ser fiéis e anunciar o que recebemos e tudo aquilo que nós cremos e vivemos. Em nossos sermões devemos usar de linguagem ponderada e piedosa (cf. Sl 11, 7 e 17, 31), mas firme e segura, para utilidade e edificação do povo, a quem devemos anunciar os Novíssimos, denunciar os vícios e pregar as virtudes, lembrar o castigo e propor a glória, com brevidade, porque o Senhor, na Terra, usou de palavra breve (cf. Rm 9, 8). Para isso a preparação das homilias é fundamental!
 
6-No ofertório, devemos direcionar a nossa atenção para este grande mistério de Deus ao deitar o vinho no cálice, que representa a Igreja, Santa e Santificadora. Abençoamos a água antes de deitar uma gota no cálice com vinho, pois ela representa a humanidade, a cada um de nós, as nossas lágrimas, somos santos e pecadores e necessitamos da Igreja para nos santificarmos é neste exato momento que nossos pecados veniais são remidos.  Devemos notar, caríssimo sacerdote, uma chamada de atenção nas rubricas, antes de pronunciar as sagradas palavras: “inclinando-se levemente”,  isto é, para frente e não para cima ou para trás, como muitos fazem arrogantemente. E ao elevar o precioso Corpo do Senhor, após a consagração, usar as duas mãos e jamais uma só e mesmo que esteja usando um microfone em uma das mãos, abandonai-o ao lado, para elevar o Corpo do Senhor com dignidade e zelo total.  Saiba, amigo sacerdote, que neste sagrado momento, a Santíssima Virgem assim como todo o Céu estão de joelhos em profunda adoração diante deste grande Mistério de Amor
 
7-Na sagrada Comunhão, é importante, tomar o cuidado de não permitir que Nosso Senhor seja novamente ofendido e crucificado com as comunhões sacrílegas, por isso deve ser avisado que somente se aproxime quem estiver preparado, em Estado de Graça e com a Confissão em dia poderá comungar. Basta uma breve exortação. Obedientes aos Documentos da Igreja, nada façamos do que não nos é permitido, por exemplo, deixando o povo tomar sozinho a Comunhão.  Jamais deixar Jesus abandonado no Altar, e ao nosso Rei e Senhor nunca se dê as costas. Lembremos irmãos, meus sacerdotes, o que dizia São Francisco de Assis que, está escrito na lei de Moisés que quem a transgredia, nem que fosse só em coisas exteriores, morria sem dó por sentença do Senhor. “Quanto maior e mais terrível castigo merece padecer aquele que pisa aos pés o Filho de Deus e tem em conta de profano o sangue pelo qual foi santificado, e insulta a graça do Espírito” (Hb 10, 28-29). Pois quando o homem, segundo diz o Apóstolo, não discernindo de outros alimentos e obras o santo pão de Cristo, o come indignamente ou, sendo digno, o come sem o reto espírito e sem atitude inconveniente, profana e calca aos pés o Cordeiro de Deus. Porquanto, diz o Senhor pelo Profeta: “Maldito aquele que faz com negligência a obra do Senhor” (Jr 48, 10) e condena na verdade os sacerdotes que não quiserem tomar a peito, dizendo: “Amaldiçoarei as vossas bênçãos!” (Ml 2, 2)
 
8-Consideremos a nossa dignidade, irmãos sacerdotes, pois Deus assim nos pede: “sede santos porque Eu Sou Santo” (Lev 11, 44). E assim como o Senhor Deus vos honrou acima de todos os homens, por causa deste Mistério, assim também nós, mais do que todos, devemos amar e reverenciar, honrar e adorar este mesmo Deus. É uma grande desgraça e uma lamentável fraqueza se nós, tendo-O assim presente, ainda nos preocupemos com qualquer outra coisa deste mundo.  É São Francisco de Assis quem assim exorta a nós sacerdotes: Pasme o homem todo, estremeça a Terra inteira, rejubile o céu em altas vozes quando, sobre o Altar, estiver nas mãos do sacerdote o Cristo Filho do Deus vivo. Ó grandeza maravilhosa, ó admirável condescendência! Ó humildade sublime, ó humilde sublimidade! O Senhor do Universo, Deus e Filho de Deus, se humilha a ponto de Se esconder, para nosso bem, na modesta aparência de pão. Percebamos, irmãos, a humildade de Deus! Derramemos ante Ele os nossos corações (Sl 61, 9). Humilhemo-nos para que Ele nos exalte (1 Pd 5, 6). Portanto, nada devemos reter para nós mesmos, para que as centelhas do nosso amor transformem nossas comunidades pela abundância de graças sobre elas derramadas
 
9-Por isso, após a Comunhão, sempre é bom acompanhar Nosso Senhor enquanto Ele se retira para o Tabernáculo e junto com os ministros, que Jesus seja adorado, com uma profunda genuflexão antes de fechar o Sacrário. Somente após o Senhor Se retirar, será conveniente purificar os vasos sagrados e fazer uma breve ação de graças com um respeitoso silêncio. Neste momento deveriam cessar os cantos e os instrumentos, para que cada um pudesse adorar nosso Deus, presente em cada um
10-Muito importante é a exortação final, e a preciosa bênção sacerdotal. Muitos de nós sacerdotes não fazemos nem ideia da força e da importância desta bênção e de todas as nossas bênçãos. Há sacerdotes que se negam a dar sua mão para que os leigos a beijem em sinal de respeito. Quando beijam Jesus! Porque se trata, ainda e sempre, do Próprio Deus abençoando o povo, e a tudo aquilo que mencionarmos ali
 
Enfim o povo deve ser instruído a nunca sair da Igreja antes do Sacerdote, para que assim se complete do início ao fim da Santa Missa, o tremendo mistério do Amor do nosso Deus
 
Trecho do Livro " Sacerdotes! Estamos no caminho certo?
Arnaldo Haas e muitos Sacerdotes

Eis aqui um breve relato de algumas visões do Pe Réus, com relação à maravilhosa realidade sobrenatural da Santa Missa.



A SANTA MISSA (Festa no Céu) Eis aqui um breve relato de algumas visões do Pe Réus, com relação à maravilhosa realidade sobrenatural da Santa Missa.
Falecido em odor de santidade teve este sacerdote, a graça de ver o que acontece de sobrenatural durante a Santa Missa a qual por esta razão costumava chamar “Festa no Céu” Eis, pois, o que lhe era dado ver:
“Nossa Senhora convida todo o paraíso para participar da Santa Missa e todos os anjos e santos a seguem em maravilhoso cortejo até o altar. Os santos formam um semicírculo atrás do altar, enquanto os anjos em grande multidão formam um círculo ao redor do celebrante e o acompanham até o altar, lá chegando estes anjos se colocam atrás dos santos”. Outra multidão de anjos cerca a Igreja e cobre os fiéis impedindo a Aproximação dos demônios durante a Santa Missa, em honra à Majestade de Nosso Senhor Jesus Cristo. A Virgem Santíssima está sempre junto do celebrante do lado do altar onde são servidos a água e o vinho, e onde são lavadas as mãos do sacerdote. É a própria mãe de Jesus quem serve o celebrante e lava suas mãos. Entre Nossa Senhora e o celebrante está sempre São João Evangelista, do outro lado do sacerdote para celebrar é convidado o santo do dia. Todas as almas do purgatório também são convidadas pela virgem Maria e permanecem durante toda a Santa Missa aos pés do altar entre o celebrante e os fiéis. Conta o Pe Réus. Ele via as almas do purgatório em verdadeira festa quando eram convidadas para a Santa Missa.
No momento sublime da consagração quando estas almas vêem Nosso Senhor Jesus Cristo em Corpo e Sangue, Alma e Divindade sentem um desejo incontrolável de sair daquelas chamas e se atirarem em seus braços, mas não conseguem, por não estarem ainda purificadas. Durante a Santa Missa uma chuva benefícios cai sobre o purgatório aliviando as almas. Após a consagração acontece a libertação do Purgatório, das almas que já atingiram a purificação. Nossa Senhora estende a mão a cada uma delas e diz: “Minha filha, pode subir”. No momento da oração da paz, os anjos saúdam as almas libertadas do purgatório, abraçando-as, é um momento de imensa alegria e beleza. Em seguida, estas almas resplandecendo com uma beleza indescritível, adornadas como noivas, como anjos, são introduzidas triunfalmente no paraíso por uma multidão de anjos, ao som de música e cantos celestiais. NA MISSA TEMOS 4 FINS PRINCIPAIS: - Dar culto de ADORAÇÃO ao Pai. - Agradecer as graças diariamente recebidas - Pedir perdão pelos pecados cometidos - Implorar seus dons, graças e benefícios. A SANTA MISSA É O CÉU SOBRE A TERRA, LITERALMENTE!!!

OS 2 PILARES QUE SUSTENTAM A IGREJA: Um sonho de Dom Bosco para estes tempos finais

 


 
QUEM FOI DOM BOSCO?
João Bosco, filho de Francisco Bosco e de Margarida Occhiena, nasceu no dia 16 de agosto de 1815, em Becchi, minúsculo grupo de casas da pequena localidade de Murialdo, pertencente a Vila de Castelnuovo d’Asti (atualmente chamado Castelnuovo Dom Bosco), na região de Alto Monferrato, na Itália Setentrional. Desde criança manifestou o desejo de tornar-se padre. Em 25 de outubro de 1835, João recebe o hábito talal no Seminário de Chieri, e em 5 de junho de 1841, a ordenação sacerdotal. Veio a falecer em 31 de janeiro de 1888, aos 72 anos. A pedido do Papa Pio IX, São João Bosco registrou sua vida, suas obras, e as revelações recebidas, em seis cadernos, com o título de Memórias do Oratório de 1835 a 1885.
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REVELAÇÕES SOBRENATURAIS.
Desde os nove anos, o santo teve contatos maravilhosos com o mundo sobrenatural. Ele via o que é oculto para o resto dos homens, o mistério dos corações, os segredos das consciências, os pensamentos mais íntimos, e até o futuro das crianças e o fim de suas vidas. Além disso, páginas inteiras de história, o caminho dos acontecimentos futuros, tudo isso ele lia com uma lucidez maravilhosa, com uma clarividência rara. 
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UMA VISÃO PROFÉTICA: Sonho das duas colunas e do navio.
Dom Bosco teve o sonho descrito abaixo em 1862, portanto antes da realização do Concílio Vaticano I, em 1870. Damos aqui a versão do sonho tal qual se acha na famosa obra de Lemoyne: Memórias Autobiográficas de Dom Bosco, vol VII, pp.169 a 171.
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“Dom Bosco, no dia 26 de maio, havia prometido aos jovens que lhes contaria alguma coisa bonita no último ou no penúltimo dia do mês. No dia 30 de maio, pois, contou, à noite, uma parábola ou semelhança, como ele quis chamá-la.
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 'Quero contar-lhes um sonho. É verdade que quem sonha não raciocina, todavia, eu, que lhes contaria até mesmo os meus pecados, se não tivesse medo de fazer que vocês todos fugissem e fazer cair a casa, lhes conto isso para utilidade espiritual de vocês. O sonho, eu o tive há alguns dias.
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Imaginem vocês estarem comigo numa praia do mar, ou antes, sobre um escolho isolado, e de não ver outro espaço de terra a não ser aquele que lhes está sob os pés. Em toda aquela vasta superfície das águas se via uma multidão inumerável de navios em ordem de batalha, cujas proas eram terminadas por um agudo esporão de ferro em forma de lança, que, onde era dirigido, feria e traspassava qualquer coisa. Estes navios estavam armados com canhões, carregados com fuzis e armas de todo gênero, com matérias incendiárias, e também com livros, e avançavam contra um navio muito maior e mais alto que todos eles. Por meio do esporão, tentam chocar-se com ele, incendiá-lo, ou ao menos causar-lhe todo o dano possível.
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Aquela nave majestosa, ricamente adornada, era escoltada por muitas navezinhas que recebiam dela os sinais de comando e executavam manobras para se defender das frotas adversárias.
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O vento lhes era desfavorável e o mar agitado parecia favorecer os inimigos. No meio da imensa extensão do mar elevavam-se acima das ondas duas robustas colunas, altíssimas, pouco distantes uma da outra. Sobre uma delas havia a estátua da Virgem Imaculada, em cujos pés pendia um longo cartaz com esta inscrição: Auxilium Christianorum (Auxílio dos Cristãos). Sobre a outra, que era muito mais alta e mais grossa, havia uma Hóstia de grandeza proporcional à coluna, e debaixo um outro cartaz com as palavras: Salus Credentium (Salvação dos que crêem).
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     O Pontífice Romano, comandante supremo da grande nau, vendo o furor dos inimigos e a má situação em que se achavam as suas fiéis navezinha, decide reunir junto de si os pilotos dos navios auxiliares, para acordarem sobre o que se deveria fazer. Todos os pilotos sobem e se reúnem em torno do Papa. Mantêm uma reunião, mas, enfurecendo-se cada vez mais o vento e a tempestade, eles são mandados de volta para dirigir seus próprios navios.
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Ocorrendo um pouco de calmaria, o Papa reúne pela segunda vez em torno de si todos os pilotos, enquanto a nau capitania segue o seu curso. Mas a borrasca volta espantosa. O Papa permanece no timão, e todos os seus esforços são dirigidos a levar a nau para o meio daquelas duas colunas, de cujo cimo pendem, em toda a volta delas, muitas âncoras e grossos ganchos presos a correntes.
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Os navios inimigos manobram para assaltá-la, e empregam todos os meios possíveis para detê-la e fazê-la afundar, algumas com livros e escritos; outras procurando lançar a bordo as matérias incendiárias de que estão cheias; outras com os canhões, com os fuzis, e com os esporões.
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O combate se torna cada vez mais encarniçado.  As proas inimigas se chocam violentamente com o navio do Pontífice, mas seus esforços e seu ímpeto se revelam inúteis. Em vão repetem o ataque e esgotam seu poder e munições. A grande nau prossegue segura e ilesa seu caminho. Ocorre por vezes que os golpes formidáveis descarregados em seus flancos abrem largas e profundas brechas, mas em seguida sopra um vento e as brechas se fecham e os furos se obstruem.
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E explodem os canhões dos assaltantes, despedaçam-se os fuzis, e todas as outras armas e os esporões; são destruídos muitos navios que se afundam no mar. Então, os inimigos, furibundos, começam a combater com armas brancas; e com as mãos, com os punhos, com blasfêmias e com maldições.
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Eis que o Papa, ferido gravemente, cai. Os que estão junto a ele correm a ajudá-lo e o levantam, mas o Papa é ferido pela segunda vez, cai de novo e morre.
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Um grito de alegria e de vitória ressoa entre os inimigos; sobre os seus navios se dá um louco frenesí. Mas tão logo morto o Pontífice, um outro Papa o substitui em seu posto. Os pilotos reunidos o elegeram tão subitamente que a notícia da morte do Papa chegou com a notíciada eleição do sucessor. Os adversários começam a perder o ânimo.
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O novo Papa dispersa e supera todos os obstáculos e guia o navio até as duas colunas. Chegando junto a elas, o ata com uma corrente que pendia da proa a uma âncora da coluna sobre a qual estava a Hóstia; e com uma outra corrente que pendia da popa o ata a uma outra âncora, que pendia da coluna sobre a qual estava colocada a Virgem Imaculada.
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Então, aconteceu uma grande reviravolta. Todos os navios, que até aquele momento tinham combatido a nau do Papa, fogem, se dispersam, se chocam entre si e se despedaçam. Uns naufragam e arrastam a outros. Muitas navezinhas que tinham combatido valorosamente com o Papa se aproximam das duas colunas atando-se a elas com correntes. Muitas outras naus que por temor tinham se afastado e se encontravam a grande distância ficam prudentemente observando, até que, desaparecidos nos abismos do mar os restos de todos os navios destroçados, com grande vigor vogam em direção daquelas duas colunas, onde, chegando, se prendem aos ganchos pendentes das mesmas colunas, e aí ficam tranqüilas e seguras, junto com a nau principal, sobre a qual está o Papa. No mar se produz uma grande calma.
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Dom Bosco, neste ponto, interrogou Dom Rua: 'Que pensa você deste relato?' Dom Rua respondeu: 'Parece-me que a nau do Papa seja a Igreja, da qual ele é o chefe: os navios, os homens, o mar são este mundo. Aqueles que defendem o grande navio são os bons afeiçoados à Santa Sé, os outros são os seus inimigos que com toda sorte de armas tentam aniquilá-la. As duas colunas de salvação, me parece que sejam a devoção a Maria Santíssima e ao Santíssimo Sacramento da Eucaristia.
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Dom Rua não disse nada sobre o Papa caído e morto, e Dom Bosco calou-se também sobre isso. Somente acrescentou: 'Disseste bem. É preciso somente corrigir uma expressão: as naus dos inimigos são as perseguições [à Igreja]. Preparam-se gravíssimos sofrimentos para a Igreja. O que até agora aconteceu é quase nada comparado com aquilo que deve acontecer. Os seus inimigos são figurados pelos navios, que tentam afundar, se pudessem, a nau capitania. Só restam dois meios para salvar-se entre tanta confusão: a devoção a Maria Santíssima e a freqüência à Comunhão. Todos devemos nos empenhar em os empregarmos e fazer com que sejam empregados em toda parte, e por todos. Boa noite!
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Essa visão de Dom Bosco, narrada e resumida em poucas palavras, é própria para os nossos tempos. Do muito que se poderia dizer, o que nos cabe salientar aqui é que Deus está mostrando aos homens, através do sonho de Dom Bosco, que existem dois pilares, os quais nós não poderemos nunca deixar que se percam, que sejam suprimidos, que sejam eliminados, que são a EUCARISTIA e a poderosa proteção da VIRGEM MARIA.
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A EUCARISTIA é a alma da igreja de Deus, o corpo precisa da alma para viver. Somos o corpo místico da igreja, portanto precisamos de Jesus-Alimento, Jesus-Eucaristia. Sem alimento, não vivemos mas morremos. Sem alimento espiritual, a alma perece; o corpo parece vivo mas a alma já está morta.
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A VIRGEM MARIA é a presença maior dada por Deus pai e por Jesus para livrar-nos do demônio. Ela cuida da Igreja de Jesus desde os primeiros tempos de sua formação. As incansáveis súplicas, advertências, lágrimas de sangue vertidas dos olhos de estátuas, as manifestações sobrenaturais ocorridas em aparições, bem como as mensagens deixadas por ela durante aparições, muitas das quais ainda hoje continuam, vêm atestar o cuidado de uma mãe zelosa e preocupada com seus descaminhados e descuidados filhos.
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Certo dia, o Santo Cardeal Schuster disse a um salesiano: "Vi reproduzida a visão das duas colunas, que apareceram a Dom Bosco. Diga a seus superiores que a façam reproduzir em imagens e postais e as difundam por todo o mundo católico, porque essa visão de Dom Bosco é de grande atualidade: a Igreja e o povo cristão só se salvarão com estas duas devoções: A Eucaristia e Maria, Auxílio dos Cristãos".
 
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O QUADRO “MARIA, MÃE DA IGREJA”
 
 
 
O quadro ao lado foi idealizado por Dom Bosco e pintado por Tomás Lorenzone (1824/1902).  A obra mede 4m de largura por sete de altura, e levou três anos para ser concluída.
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Segundo a descrição feita por Dom Bosco, o quadro é uma eficaz representação do título "Maria, Mãe da Igreja". Maria, enquanto Mãe do Filho de Deus, é a Rainha do céu e da terra: toda a Igreja, representada pelos apóstolos e pelos Santos, a aclama como Mãe e Auxiliadora poderosa.
 
 
 

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Descrição do quadro:
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Nossa Senhora é representada no alto, entre as nuvens, com o cetro na mão direita, símbolo do seu poder; com o braço esquerdo, segura o Menino Jesus, que tem os braços abertos para acolher e abençoar os que dele se aproximam, e oferecer as suas graças e a sua misericórdia a quem recorrer à sua augusta Mãe. A pomba, representação do Espírito Santo, estende suas asas sobre a cabeça da Virgem, que tem uma coroa de doze estrelas (que representam as doze tribos de Israel, pelas quais é venerada como Rainha dos céus e da terra). Também os anjos a sua volta lhe prestam homenagem como sua Rainha. Mais em cima está o olho de Deus Pai, que ilumina tudo de vivíssima luz.
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Os Apóstolos Pedro (com as chaves) e Paulo (com a espada) ocupam no quadro o lugar principal, depois da Virgem Mãe. Os dois estendem os braços para Nossa Senhora, como para impetrar sua proteção. Atrás deles, estão os quatro Evangelistas, com os respectivos símbolos. À direita, São Lucas, sentado sobre o touro, leva-nos a pensar no lugar do sacrifício, próprio do Antigo Testamento. Com efeito, o Evangelho de São Lucas começa com o sacrifício do sacerdote Zacarias. Acima de Lucas, está São Mateus, coberto com um manto branco, tendo nos braços o menino em forma de anjo, porque ele começa o seu Evangelho, enumerando os antepassados humanos de Jesus. À esquerda, São Marcos, sentado sobre o leão, para lembrar o grito que o Evangelista brada, no começo do seu Evangelho, quando diz: "Voz que clama no deserto: preparai o caminho do Senhor!" Mais acima, é representado São João Evangelista. Das nuvens que estão na frente dele, aparece uma águia, para significar que ele, escrevendo o Evangelho, levantou o vôo como águia,e viu ao longe o que estava previsto para acontecer à humanidade. Os Apóstolos, em diversas atitudes, aos pés de Nossa Senhora, carregam os instrumentos de seu martírio. No fundo da pintura está a cidade de Turim, com o santuário de Valdocco em primeiro plano e a colina de Superga ao fundo, com o templo dedicado à Virgem Mãe de Deus, Maria Santíssima.      
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Abaixo, a imagem do interior da Basílica de Maria Auxiliadora, em Turim (Itália), onde foi colocado o quadro de Maria, Mãe da Igreja. Este Santuário foi erigido por São João Bosco como monumento de reconhecimento à Virgem Maria, com o título AUXILIADORA. Foi neste local que São João Bosco iniciou sua obra com os jovens. 
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